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Adonai ricorda Alda

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Messaggio Da Admin Lun Nov 02, 2009 4:12 am

Adonai ricorda Alda Rev70671(1)-ori


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Messaggio Da Admin Lun Nov 02, 2009 4:14 am



1 novembre MILANO - La poetessa Alda Merini, 78 anni, é morta oggi pomeriggio alle 17.30 nel reparto di oncologia dell'Azienda Ospedaliera San Paolo di Milano, "nosocomio - informa una nota - che da anni l'ha avuta in cura e a cui ha dedicato profonde riflessioni poetiche oltre a una scultura di forte richiamo a un periodo travagliato della sua vita". "Il suo atteggiamento e la sua sensibilità - si legge nel comunicato dell'ospedale - hanno lasciato un profondo ricordo negli operatori sanitari del reparto di cura di Oncologia e cure palliative al quale si è rivolta nella consapevolezza di un supporto al disagio fisico e psicologico che la malattia le ha riservato nell'ultimo periodo della sua esistenza". Ansa
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Messaggio Da Admin Lun Nov 02, 2009 4:29 am

MORATTI:Camera ardente a Palazzo Marino - Il sindaco di Milano, Letizia Moratti, mette a disposizione la sede del Comune, Palazzo Marino, per la camera ardente di Alda Merini e propone che sia sepolta al Famedio del cimitero monumentale. ''Alda Merini - ha osservato il sindaco - e' l'esempio di una donna profondamente radicata a Milano, al suo quartiere, alla sua via, alla sua casa che ha saputo dare con la sua arte una testimonianza universale della vita di oggi e delle sue contraddizioni''. ''Ricordo con commozione - ha aggiunto Moratti - quando Alda la scorsa estate mi regalo' una sua poesia, dolcissimi versi che tengo incorniciati nel mio ufficio a Palazzo Marino e testimoniano la sua grande sensibilita' e la sua passione. Come tutta la sua opera, riflessioni poetiche di una donna di cultura che ha onorato e amato fino all'ultimo la sua Milano, impegno per il quale nel dicembre del 2002 ha ricevuto la Medaglia d'Oro di Benemerenza Civica''.
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Messaggio Da Aivan Lun Nov 02, 2009 5:40 am

Alda Merini (Milano, 21 marzo 1931 - Milano, 1 novembre 2009)

ENNERGO TERRA PACEM SPIRITUS HABEO
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Messaggio Da Aivan Lun Nov 02, 2009 6:49 pm

Una targa in memoria sulla parete della casa ai Navigli


Alda Merini, funerali di Stato in Duomo


La cerimonia mercoledì alle 14, accolta la richiesta di Palazzo Marino. Camera ardente in Comune


Adonai ricorda Alda 123581_M--180x140
Alda Merini con il sindaco Moratti (Newpress)














MILANO - Saranno celebrati nel Duomo di Milano i funerali di Stato per la poetessa Alda Merini morta domenica pomeriggio all'ospedale San Paolo. Le esequie si terranno mercoledì, alle 14. Ad annunciarlo è il sindaco Letizia Moratti, rivelando che la sua richiesta di tributare esequie solenni alla poetessa è stata accolta dal Consiglio dei ministri. «Ho chiesto alla presidenza del Consiglio di poter avere i funerali di Stato per Alda Merini, che sono stati accordati. I funerali, sentita anche la famiglia, saranno celebrati in Duomo mercoledì alle 14». Queste le parole con cui la Moratti, al termine della cerimonia per l'iscrizione dei nuovi milanesi benemeriti al Famedio del Cimitero Monumentale, ha annunciato le esequie di Stato per la poetessa. A partire dalle 8.30 di martedì mattina la sala Alessi di Palazzo Marino, sede del Comune, ospiterà la camera ardente per Alda Merini, la cui salma, al termine delle esequie solenni celebrate in Duomo dal vicario episcopale con delega alla cultura monsignor Franco Giulio Brambilla, sarà tumulata al Famedio del Cimitero Monumentale.

UNA CELEBRAZIONE IMPORTANTE - Il Comune di Milano ha dunque deciso di tributare il massimo degli onori per le esequie della poetessa. «Sarà una celebrazione importante - ha detto Letizia Moratti - perchè Alda Merini ha rappresentato e rappresenta una figura importante a livello nazionale per il suo attaccamento al territorio e per la sua capacità di raccontare la vita della sua città, fino a quando, anche recentemente, ha voluto dedicare una poesia alle donne che è stata poi cantata e il cui ricavato è andato ad un'associazione benefica. Alda Merini è stata una figura che ha attraversato la storia e la cultura della nostra città donando riflessioni importanti al paese».
MESSAGGI E INIZIATIVE - Continuano intanto ad arrivare messaggi di cordoglio e proposte di iniziative per ricordare la poetessa milanese. Il presidente della Provincia, Guido Podestà, ha detto di appoggiare la decisione del sindaco Letizia Moratti di concedere la sepoltura al Famedio del Cimitero Monumentale e ha rilanciato l'idea di istituire un premio di poesia per i giovani dedicato alla scrittrice. Il vicepresidente della Provincia, Novo Umberto Maerna, ha iniziato a lavorare per organizzare «con gli amici di Alda» una commemorazione allo spazio Oberdan per «ricordarla con parole, immagini e rari filmati video». Di «un lutto per tutta la cultura, non solo milanese» ha parlato invece Sinistra e Libertà in un comunicato per ricordare «una delle voci più potenti e prolifiche della poesia contemporanea»
UNA TARGA IN MEMORIA - Sulle pareti della casa ai Navigli, dove la poetessa viveva e a cui era molto legata, in Alzaia Naviglio Grande 47, sarà affissa una targa in ricordo. Lo ha annunciato l'assessore alla cultura del Comune di Milano Massimiliano Finazzer Flory, aggiungendo che il 21 marzo, compleanno della poetessa e inizio della primavera, verrà celebrata una giornata di festa della poesia presso la Palazzina Liberty, in sua memoria. L'assessore ha infine ricordato un regalo ricevuto dalla Merini, scomparsa ieri: «un orsetto, metafora della sua idea di poesia che era come una creatura selvaggia e a rischio di estinzione».
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Messaggio Da Aivan Mer Nov 04, 2009 9:34 am

Adonai ricorda Alda Byalk9YesU
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Messaggio Da Aivan Gio Nov 05, 2009 10:38 pm

Vorrei Alda

raggiungerti dove sei,

respirare ancora

il tuo soffio poetico d'amore,

qui da noi

è tutta una merda,

senza di te

il vuoto è incolmabile...

Poete d'amore

vaganti

come mine sempre pronte ad esplodere...

Amore, pudore,

tu senza nessuna inibizione

esprimi

e lasci segni eterni...

glifi incancellabili

sui muri delle case,

nelle foglie degli alberi di Milano,

nel cielo e sull'asfalto...

Lo so,

la stella più luminosa

del firmamento donna

ora sei tu,

quella a cui io

guarderò tutte le notti

donna d'amore donato ad oltranza...

Vorrei Ada raggiungerti dove sei,

qui da noi è tutta una merda...

Aivan



Ultima modifica di Aivan il Mer Feb 17, 2010 2:12 am - modificato 1 volta.
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Messaggio Da Aivan Gio Nov 05, 2009 10:47 pm

Adonai ricorda Alda Funmerini

.
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Messaggio Da Lorelain Lun Nov 09, 2009 12:18 am

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Messaggio Da Lorelain Lun Nov 09, 2009 12:24 am

dal CORRIERE DELLA SERA DEL 26 luglio 2003


«Potrei lasciare Milano
solo per il Paradiso»




Il poeta è sempre in
vacanza. Ed è contro le vacanze. Per questo, anche d' estate rimane in città.
Alle ferie d' agosto preferisce le passeggiate languide lungo i canali.
Piuttosto che in un confortevole albergo ama riposarsi nel disordine di casa
sua. Le vacanze le trascorro da sempre nella mia casa sui Navigli, rimpiangendo
Patty Pravo e ascoltando «Mille lire al mese». In quale posto potrei stare
meglio che qui? Tra queste mura sono nati i miei figli e le mie poesie.
Sono un' eremita nata, la casa è il mio rifugio. Ho sempre sognato di
vedere un giorno, attaccata fuori dalla porta, una targhetta con su scritto:
«Qui è nata e vissuta Alda Merini». Sarei stata più felice solo se a questa casa
avessero lasciato la vecchia muffa, le pareti scrostate, il suo passato. Invece
anche qui hanno passato la vernice nuova e i vicini di un tempo non ci sono più.
Ora ho una casa tutta «leccata», senza raucedini. Intorno a me neanche un colpo
di tosse catarrosa, solo giovani belli e intelligenti. Neanche un cretino. D'
estate, poi, tutti via. A farmi compagnia rimangono i preti giovani e bellissimi
che passano tutti i giorni a trovarmi. Mi regalano felicità e impulsi creativi,
con il caldo l' ispirazione si affievolisce. Esco di rado, per andare al Duomo o
davanti al Castello Sforzesco. Rimango lì per ore e ore.

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Mi immedesimo in Pia De' Tolomei, la suggestione è grandissima. Le
trattorie mi annoiano oramai, si mangia pesante. Le ho girate tutte. Ho cenato
con piatti di gnocchi, di risotti, di ossibuchi con polenta. Ora non ne ho più
fame. Sono un cuor contento, mi basta stare qui con dieci ventilatori a guardare
i miei Navigli. Il mare lo vedo in televisione e mi piace molto. Non so nuotare,
mi sarebbe piaciuto imparare. Alle spiagge assolate ho sempre preferito la
montagna. Ho fatto qualche scarpinata in Val d' Aosta, sono una provetta
scalatrice. Ma ogni volta che sono partita ho sognato la mia città. E'
bellissimo tornare a Milano, di notte. Si potrebbe lasciarla per sempre solo per
andare in Paradiso. Ma forse desidererei, anche da lì, la mia casa. (testo
raccolto da Michela Proietti)


Alda Merini
(dal Corriere
della Sera del 26 luglio 2003)

01 novembre 2009©️ RIPRODUZIONE RISERVATA
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Messaggio Da Lorelain Lun Nov 09, 2009 12:30 am

Adonai ricorda Alda Scala_verso_il_ParadisoAlda buon viaggio in Paradiso, ci rivedremo nella tua nuova casa.
Loretta
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Messaggio Da Lorelain Lun Nov 09, 2009 12:38 am

Il mio passato


Spesso ripeto sottovoce
che si deve vivere di ricordi solo
quando mi sono rimasti pochi giorni.
Quello che è passato
è come se
non ci fosse mai stato.
Il passato è un laccio che
stringe la gola alla
mia mente
e toglie energie per affrontare il mio presente.
Il passato è
solo fumo
di chi non ha vissuto.
Quello che ho già visto
non conta
più niente.
Il passato ed il futuro
non sono realtà ma solo effimere
illusioni.
Devo liberarmi del tempo
e vivere il presente giacché non
esiste altro tempo
che questo meraviglioso istante.

Alda Merini
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Messaggio Da Lorelain Mer Nov 11, 2009 11:48 pm

Il
vero manicomio è la quotidianità


Forse
non tutti voi sapete che la vita mi ha voluto regalare quattro creature,
intelligenti e belle. Ma per ventura o per stoltaggine me le sono viste togliere
anni fa, perché fumavo, dicono! Ora, ciò che più mi preoccupa e mi manca, come
madre, è la mia terza figlia. Allontanata non so da cosa o da chi. Persa senza
conoscerne il perché, non mi aiuta più. Ed era, credetemi, la cosa più bella che
avevo. Ditemi, vi prego, nella Vostra saggezza, come si fa a vincere questa
guerra armati solo di una spada spuntata e usando come cavalcatura il ronzino
che sono ormai le mie gambe morte? Ciò non bastasse, confido a Voi che il vero
manicomio non è la mia esperienza passata ma è ora la mia quotidianità. Amica di
Franco Basaglia e di Giorgio Manganelli mi vedo trattata come uno straccetto,
visitata da pie opere assistenziali le quali, misericordiosamente ricordando che
da un anno sono senza gas, mi portano minestre che per quanto buone hanno fatto
di me una virtuosa delle coliche. Sulla mia testa, in solaio, i gemelli
scorrazzano, felicemente animati da fanciullesca forza, oltre che da naturale
irresponsabilità. Rileggo il Fantasma di Kanterville e muoio di crepacuore, non
riuscendo almeno a intimorire questi malcapitati. Sono diventata suscettibile, e
nel rumore sordo dello sciacquone che gli abitanti del solaio tirano spesso di
notte affonda anche la mia povera poesia. La poesia, il mio lavoro mi sfugge.
L'amministratrice dello stabile ricorda di me solo «il manicomio» e in parte lo
trovo quasi un «riconoscimento» perché a quell'epoca risale l'opera più bella
che ho scritto: la Terrasanta. Ho chiesto anche alla Chiesa di aiutarmi ma
l'estate scorsa, dopo essere stata a San Pietro e alla Chiesa della Grazie, mi è
venuto un bell'infarto. Unica nota lieta di quel periodo il ricordo del
Presidente Ciampi quando in Campidoglio mi è venuto incontro con grande affetto,
subito dopo che mi era stata fatta la protesi. Capite perché allora, una notte
forse uguale alle altre o forse più cupa delle altre mi hanno sentito gridare:
«Stasera mi ammazzo!». L'unica soluzione, la più semplice: mi hanno portato in
psichiatria. Credete sul serio che l'avrei fatto? La preoccupazione, credo anche
giustamente, non era per l'Alda Merini ma per lo stabile che vorrei veniste a
vedere: ci sono crepe ovunque e non credo di essere profeta di sventura se dico
che certamente non moriremo di gas ma, prima o poi, travolti da un crollo. Forse
non faranno in tempo a porvi la targa «qui visse e operò la poetessa Alda
Merini» ma quella con scritto «qui visse e perì». Vi ringrazio e vi prego:
aiutatemi a riavere mia figlia, non vorrei saltasse fuori un altro Rigoletto
che, accecato dall'ira, invece del padrone uccide la figlia prediletta.

Alda Merini
(dal Corriere della Sera del 30 maggio 2008) 1
novembre 2009
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Messaggio Da Lorelain Mer Nov 11, 2009 11:56 pm

Adonai ricorda Alda 38_PORTRAITS_Alda_Merini
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Messaggio Da Lorelain Gio Nov 19, 2009 12:17 am

Sono nata il ventuno a primavera
ma non sapevo che nascere
folle,
aprire le zolle
potesse scatenar tempesta.
Così Proserpina
lieve
vede piovere sulle erbe,
sui grossi frumenti gentili
e piange
sempre la sera.
Forse è la sua preghiera.



[Alda Merini, da Vuoto d'amore, 1991]
Adonai ricorda Alda Cln
asce a Milano il 21 marzo 1931. La famiglia
di Alda Merini è composta dal padre, funzionario delle Assicurazioni Generali
Venezia, dalla madre casalinga, da una sorella maggiore e un fratello minore.
Non potendo frequentare il liceo Manzoni perché respinta in Italiano, compie gli
studi superiori all'Istituto professionale Laura Solera Mantegazza e,
contemporaneamente, si dedica allo studio del pianoforte.














Adonai ricorda Alda Adlog





google_protectAndRun("render_ads.js::google_render_ad", google_handleError, google_render_ad);
Inizia
a comporre le prime liriche a quindici anni e il primo, autentico incontro con
il mondo letterario avviene l'anno successivo, quando Silvana Rovelli, cugina di
Ada Negri, sottopone alcune delle sue poesie a Angelo
Romanò che, a sua volta, le fa leggere a Giacinto Spagnoletti, considerato
tuttora il primo scopritore della poetessa. Proprio nel '47 la Merini inizia a
frequentare la casa di Spagnoletti, dove conosce, fra gli altri, Giorgio Manganelli — che fu un vero maestro di stile
per lei, oltre che suo primo grande amore — Davide Turoldo, Maria Corti e
Luciano Erba.
Ma il '47 è anche l'anno in cui si manifestano i primi sintomi di quella che
sarà una lunga malattia: viene internata per un mese nella clinica Villa Turro
e, una volta dimessa, riceve l'aiuto degli amici più cari. Così scrive Maria
Corti nell'introduzione a Vuoto
d'amore
: «[...] ogni sabato pomeriggio lei e Manganelli salivano
le lunghe scale senza ascensore del mio pied-à-terre in via Sardegna e io
li guardavo dalla tromba della scala: solo Dio poteva sapere che cosa sarebbe
stato di loro. Manganelli più di ogni altro l'aiutava a raggiungere coscienza di
sé, a giocarsi bene il destino della scrittura al di là delle ombre di
Turro».
Nel '50 Spagnoletti pubblica nell'antologia Poesia italiana contemporanea
1909-1949
le due liriche Il gobbo e Luce. L'anno successivo,
le stesse liriche, insieme con altri due componimenti, vengono incluse da Vanni
Scheiwiller nel volume Poetesse del Novecento, su consiglio di Eugenio Montale e Maria Luisa
Spaziani
. Già da questi primi componimenti si intuiscono quelli che saranno
motivi ricorrenti nella poetica della Merini: l'intreccio di temi erotici e
mistici, di luce e di ombra, il tutto però amalgamato da una concentrazione
stilistica notevole, che nell'arco degli anni lascerà spazio a una poesia più
immediata, intuitiva.

Il gobbo
Dalla solita sponda del mattino
io mi guadagno palmo a palmo il
giorno:
il giorno dalle acque così grigie,
dall'espressione assente.
Il
giorno io lo guadagno con fatica
tra le due sponde che non si
risolvono,
insoluta io stessa per la vita
... e nessuno m'aiuta.
Mi
viene a volte un gobbo sfaccendato,
un simbolo presago d'allegrezza
che ha
il dono di una stana profezia.
E perché vada incontro alla promessa
lui mi
traghetta sulle proprie spalle.

22 dicembre 1948
[Da Poetesse del Novecento, 1951]
Dopo la partenza di Manganelli da Milano, nel periodo che va dal '50 al '53,
la Merini frequenta Salvatore Quasimodo, al quale
dedica le Due poesie per Q., edite ne Il volume del canto:

I.
Padre che fosti a me, grande poeta,
bene ricordo la tua cetra viva
e
le tue dita bianche affusolate
che varcavano il solco del mio seno.
E io
ricordo tutto, le bufere
i venti aperti e quella confusione
che trovava la
nostra poesia.
Parlavamo il linguaggio dei poeti
casto, accorato senza
delusioni
o eravamo delusi di noi stessi
poveri, confinati nello
spazio
come astronauti sulla stessa luna.

[...]
Nel '53 sposa Ettore Carniti, proprietario di alcune panetterie a Milano.
Nello stesso anno esce la prima raccolta poetica La presenza di Orfeo,
seguita nel '55 da Paura di Dio e Nozze romane.
Il '55 è anche l'anno della nascita della prima figlia; al pediatra della
bambina, Pietro, è dedicata la raccolta Tu sei Pietro, edita nel '61 da
Scheiwiller. Segue un silenzio durato vent'anni.
Nel '65 viene internata nel manicomio Paolo Pini, dal quale uscirà
definitivamente solo nel '72 — a parte brevi periodi durante i quali ritorna in
famiglia e nascono altre tre figlie — ma l'alternanza di periodi di lucidità e
follia continua fino al '79.
Nel '79 il silenzio è finalmente rotto e la Merini inizia a lavorare su
quello che è considerato il suo capolavoro: La Terra Santa, vincitrice
del Premio Librex Montale nel '93.
La Terra Santa segna l'inizio di una poetica diversa, impregnata della
devastante esperienza manicomiale. Si tratta di liriche di un'intensità potente,
dove la realtà lascia il posto all'idea stessa del reale, sublimata e deformata
dal delirio della follia.
La prima proposta di stampa dell'opera fu accolta da una totale indifferenza
da parte degli editori. Solo Paola Mauri accetta di pubblicare trenta liriche,
scelte su un dattiloscritto di oltre un centinaio di testi composti dalla Merini
durante l'internamento, sul n.4 della rivista «Il cavallo di Troia», è il 1982.
Due anni dopo Schweiller riprende le trenta liriche e, con l'aggiunta di altre
dieci, dà alle stampe la prima edizione de La Terra Santa, segnando la
fine dell'ostracismo dell'artista.

Le più belle poesie
si scrivono sopra le pietre
coi ginocchi
piagati
e le menti aguzzate dal mistero.
Le più belle poesie si
scrivono
davanti a un altare vuoto,
accerchiati da agenti
della divina
follia.
Così, pazzo criminale qual sei
tu detti versi all'umanità,
i
versi della riscossa
e le bibliche profezie
e sei fratello di Giona.
Ma
nella Terra Promessa
dove germinano i pomi d'oro
e l'albero della
conoscenza
Dio non è mai disceso né ti ha mai maledetto.
Ma tu sì,
maledici
ora per ora il tuo canto
perché sei sceso nel limbo,
dove
aspiri l'assenzio
di una sopravvivenza negata

[Da La Terra Santa, 1984]
Nell'81 muore Ettore Carniti. Rimasta sola, la Merini inizia un'amicizia a
distanza con il poeta tarantino Michele Pierri. L'intesa fra i due si fa sempre
più forte, malgrado i trent'anni e la distanza che li separano. Nell'83 dedica
al poeta, e alla memoria del padre, la raccolta Rime petrose, le liriche
Per Michele Pierri e Le satire della Ripa; nell'ottobre dello
stesso anno i due si sposano e la Merini si trasferisce a Taranto. Pierri — il
quale era stato medico prima di dedicarsi interamente alla poesia — si prende
cura di lei e nell'85 nascono le liriche della raccolta La gazza ladra.
Sempre nello stesso periodo la Merini ultima la stesura del suo primo testo in
prosa L'altra verità. Diario di una
diversa
, nel quale la devastante esperienza dell'internamento
viene descritta in una prosa dal forte accento lirico, testimonianza di
un'inevitabile uniformità percettiva.
Questi anni di apparente tranquillità vengono però deturpati dal
riaffacciarsi del demone della follia e la Merini sperimenta nuovamente le
torture dell'ospedale psichiatrico a Taranto.
Nell'86 fa ritorno a Milano e riprende a frequentare gli amici di un tempo.
Ricomincia a scrivere con continuità, affiancando poesia e prosa: Delirio
amoroso
, scritto nell'89, e Il tormento delle figure, del '90, ne
sono gli esempi.
Nel '91 muore l'amico Giorgio Manganelli.
Dal '92 al '96 escono Ipotenusa d'amore, La palude di Manganelli o il
monarca del re
e Un'anima indocile, testi misti di prosa e poesia nei
quali la memoria diventa evocazione struggente e drammatica.

A Manganelli
A te, Giorgio,
noto istrione della parola,
mio oscuro
disegno,
mio invincibile amore,
sono sfuggita, tuo malgrado,
eppure mi
hai ingabbiato
nella salsedine
della tua lingua.
Tu, primissimo amore
mio,
hai avuto pudore
del mio atroce destino,
tu mi hai preso un
giorno
sull'erba, al calore del sole,
la perla della mia
giovinezza.
Com'era bello, amore,
sentirti spergiuro.
E tu che non
volevi.
Tu, per cui ero
la sofferta Beatrice delle ombre.
Ma non eri tu
ad avermi,
era la psicanalisi.
E in fondo, Giorgio,
ho sempre
patito
quel che ti ho fatto patire.

[Da La palude di Manganelli, 1992]
Nel '93 viene pubblicata la raccolta Titano amori intorno, dallo stile
più colloquiale rispetto alle precedenti. Nello stesso periodo esce la prosa
La pazza della porta accanto e nel '94 il volume Sogno e poesia,
con venti incisioni di venti artisti contemporanei.
Nel '95 viene data alle stampe la raccolta Ballate non pagate e nel
'96 le viene aggiudicato il Premio Viareggio per la Poesia. Nel 1996 Alda Merini
viene proposta per il Premio Nobel per la Letteratura dall'Académie
française.
Del '97 è la raccolta La volpe e il sipario, la più alta dimostrazione
dello stile poetico dell'artista: una poesia che nasce dall'emozione, improvvisa
e violenta, mai ritoccata, riletta. Una scrittura nata di getto, sull'onda del
pensiero che si fa man mano sempre più astratto, simbolico.
Sempre del '97 un'antologia del lavoro dell'autrice, curata dall'amica Maria
Corti, dal titolo Fiore di poesia
1951-1997
, nella quale compaiono anche alcune liriche inedite.
Nel 2002 esce per Frassinelli Magnificat. Un incontro con
Maria
, dove la Merini evoca la Vergine Madre indagandone soprattutto
l'aspetto più umano e femminile e che, nel settembre dello stesso anno, le vale
il Premio Dessì per la Poesia.
Alda Merini è stata e continua ad essere una delle voci più potenti e
prolifiche della poesia contemporanea. E' impossibile riuscire a dare un ordine,
catalogare il lavoro di un'artista che ha fuso vita e arte in un'unica forma
inscindibile.

La mia poesia è alacre come il fuoco,
trascorre tra le mie dita come un
rosario.
Non prego perché sono un poeta della sventura
che tace, a volte,
le doglie di un parto dentro le ore,
sono il poeta che grida e che goica con
le sue grida,
sono il poeta che canta e non trova parole,
sono la paglia
arida sopra cui batte il suono,
sono la ninnanànna che fa piangere i
figli,
sono la vanagloria che si lascia cadere,
il manto di metallo di una
lunga preghiera
del passato cordoglio che non vede la luce.

[Da La volpe e il sipario, 1997]
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Messaggio Da Noy Mar Nov 24, 2009 10:54 am

Aivan ha scritto:Cara Aivan, con quale coraggio e forza d'animo eri lì... questo ti rende una persona dotata e grande.
ti abbraccio Adonai ricorda Alda Star3
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