Collezione L'Aquila Renovation

Admin ha scritto:

Che vestito strepitoso....






CHE STILEEEEEE VERO FASHION

trinity ha scritto:

DAL QUOTIDIANO AVVENIRE

18 FEBBRAIO 2010

pag 4



La storia:

dalla tendopoli alle passerelle dell’alta moda </STRONG>

DI ANGELA CALVINI Ago, filo e tanta fantasia per ricominciare una nuova vita a 8 mesi dal terremoto. Per ripartire da Coppito e fare concorrenza a Valentino, Armani e company. Un piccolo grande sogno che sta diventando realtà quello di 40 donne terremotate abruzzesi che stanno addirittura preparando una collezione che sfilerà a maggio fra le star dell’alta moda a Parigi, Milano e Roma sotto il titolo “L’Aquila Renovation”. Tutto parte da un agguerrito gruppo di volontarie milanesi, socie dell’Adonai (Centro studi e ricerche applicate delle donne), associazione premiata anche dall’Onu per le sue 63 missioni in tutto il mondo, dalla Bosnia a Chernobyl, dalla Romania alla Thailandia, sempre a supporto delle donne più sfortunate. «Siamo nate nell’86 come circolo dedicato all’arte – spiega la presidente dell’Adonai, Mariolina Aivan Bucciarelli –. Ma nel ’92 un’amica bosniaca ci portò a contatto con l’orrore della guerra e degli stupri etnici. Da lì inizio la nostra collaborazione con la Caritas di Fiume che ci aiutò a passare la frontiera. Scoprimmo che le donne avevano bisogno di ripartire dal lavoro. Portammo molta lana e una macchina per fare le maglie. Da lì abbiamo cominciato ad aprire tanti laboratori: dal quello di fitoterapia in Croazia alla produzione di borse in mangrovia per i turisti in Thailandia». Ora tocca all’Abruzzo, dove le socie dell’Adonai sono intervenute immediatamente e in modo autonomo.«All’inizio abbiamo aperto nel campo di Murata Gigotti a Coppito, all’interno di un camper, una sartoria per prime riparazioni necessarie agli abiti. Era un luogo di aggregazione importante, e non solo per le donne che lì venivano a cucire e stirare. Quando ha chiuso il campo ci siamo accorte che la gente era rimasta sola. Non bastano le case, occorre anche lavoro per guadagnare». Di qui l’idea: aprire una vera sartoria di moda, momentaneamente alloggiata nei locali della Pro Loco. «Ma abbiamo già in comodato d’uso un terreno a Coppito, stiamo cercando fondi per costruire una casa in legno per ospitare una vera e propria produzione di abiti». Nasce così la Maison Le Sartore, come si chiamano le sarte in Abruzzo. «Vi lavorano donne dai 20 ai 70 anni, che hanno frequentato con noi corsi di stilismo,taglio e cucito. Le signore anziane ci aiutano a recuperare la tradizione, con meravigliosi ricami e lavori all’uncinetto – spiega la presidente –. Mentre abbiamo trovato 4 giovanissime stiliste de L’Aquila che coordinano l’atelier. Noi ora cerchiamo mercati e negozi per vendere i loro prodotti, e ci faremo conoscere durante le settimane dell’alta moda». Il tutto è autogestito, grazie alla collaborazione di 5mila socie e all’appoggio di alcune parrocchie milanesi, dove l’infaticabile Graziella Landriscina, ex restauratrice di affreschi in molte chiese, fa azione di raccolta fondi. «Siamo grate ai parroci che hanno fiducia in noi e ai parrocchiani, sapeste quanti sono venuti insieme a noi a dare una mano in Abruzzo», racconta. E poi c’è la sartoria teatrale, l’Atelier Fenice Rosa in via Watt a Milano, che l’Adonai gestisce da 10 anni per finanziare le sue attività grazie al noleggio dei suoi oltre 3mila magnifici costumi per televisioni, spettacoli e feste. In occasione di questo carnevale ambrosiano il noleggio dei costumi («A 35 euro, il prezzo il più competitivo di tutta Milano», dicono) andrà a finanziare appunto la sartoria di Coppito, dove lavorano donne che nella bellezza delle loro creazioni esprimono il dolore per quello che hanno sofferto e la speranza della rinascita. «Vogliamo mettere nei nostri abiti i sapori della nostra terra. Ad esempio ci saranno stoffe con disegnato lo zafferano, fiore tipico dell’Abruzzo», racconta Emanuela De Meo, 33 anni, stilista con una lunga esperienza nelle maison più importanti. Lei ha vissuto nella tendopoli e nel terremoto ha perso il suo migliore amico. «L’Aquila ha bisogno di economia e di nuova speranza. Io lavorerò qui», aggiunge. E le fa eco Nisery, 23 anni, studentessa e stilista neodiplomata addetta ai costumi teatrali. «Io mi sento doppiamente fortunata – dice –. Sono sopravvissuta alle scosse ed ora posso tentare di fare il lavoro che sogno nella mia terra per aiutarla a risollevarsi». Un gruppo di donne aquilane sta creando una collezione d’alta moda, con il sostegno dell’associazione milanese Adonai </FONT> http://edicola.avvenire.it/ee/avvenire/default.php?pSetup=avvenire